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Il comune di Casola


Partiamo da un presupposto: la mia memoria fa schifo. Quando mia mamma mi dice il contrario, ricordandomi di volte assurde in cui ho ricordato cose ancora più assurde, è solo perché la mia memoria è di tipo sensoriale/visiva. In pratica non ricordo una mazza di date e eventi e non associo i nomi ai posti ma ricordo tramite "visioni". Tipo: "ti ricordi quel posto dove abbiamo visto quell'asinello simpatico?" o ancora " ti ricordi di quel posto dove ho accarezzato quel cane sciolto?" e via dicendo. Insomma la mia memoria, poverina, ha bisogno di essere aiutata.
Purtroppo non è neanche facile stare dietro D. (il mio ragazzo) quando organizza viaggi, specie (e accade praticamente sempre) se nell'arco della giornata si mette in testa di visitare non meno di 5 paesi.
Questa settimana, ad esempio, abbiamo fatto una gitarella per il comune di Casola, nella Lunigiana. Come prima cosa ci fermiamo a visitare la pieve di Cornelio e Cipriano a Codiponte. Di chiese ne abbiamo viste veramente a bizzeffe e se ripenso a quelle che mi piacciono di più lo stile romanico non è molto nelle mie corde. Devo dire, però, che nonostante le premesse di stile ne valeva decisamente la pena! Sopratutto per il bel soffitto di legno decorato. Adoro i soffitti di legno decorato. Dovrebbero metterli dappertutto.



Usciamo dalla chiesa e ci rimettiamo in marcia. Arriviamo a Casola, la prima vera tappa della giornata. Piccolo (ma neanche tanto se consideriamo i posti che verranno dopo) e a mio avviso poco caratteristico se paragonato al versante meridionale della Toscana, nell'insieme risulta gradevole. Nonostante l'aspetto estetico poco impattante (almeno ai miei occhi), Il posto viene valorizzato dalla solita cura, quasi maniacale, che gli abitanti mettono nel decorare le proprie case abbellendo i propri portoni di fiori profumati e i loro giardini con eccentrici pupazzetti.
Incredibile, come al solito, la quantità di gatti presenti in zona che batte di gran lunga la presenza umana.
Sarebbe stato carino (e mi avrebbe aiutato a comprendere meglio la zona) poter visitare il museo del territorio, ma purtroppo era chiuso.
A questo punto, dato il caldo che comincia a farsi sentire, e la fatica del sali e scendi forse sarebbe stato intelligente procurarsi dell'acqua. Purtroppo io e la mia povera psiche abbiamo deciso che potevamo aspettare cadendo irrimediabilmente nella trappola delle successive frazioni, troppo piccole per ospitare un bar.





Quindi, senza acqua per dissetarci, riprendiamo la macchina e andiamo verso Castiglioncello di Offiano. La strada per raggiungerlo è stata non poco difficoltosa e devo ammettere di essermela vista brutta nonostante non soffra particolarmente la macchina. Abbiamo dovuto più volte dar contro al navigatore, cambiare strada o tornare indietro in retromarcia (ormai D. è un esperto) pur di non ritrovarci in situazioni sgradevoli.
Una volta arrivati, e parcheggiata la macchina alla bene e meglio, non è stato molto chiaro neanche dove iniziasse il paese. Piacevole, familiare e rassicurante l'odore di bestiame per tutto il tragitto che mi riporta indietro al nostro recente viaggio in Svizzera.
Lungo il tragitto veniamo salutati con una cordialità quasi familiare, tipica di questi posti, da un paio di ragazze giovani, visione decisamente atipica per un posto così isolato e spesso abitato da signori anziani. Confesso di essere rimasta molto sorpresa dalla loro presenza perché oltre ai (pochi) turisti che si aggirano per le colline con i loro enormi zaini e bastoni da trekking sempre in movimento, solo il bestiame è il protagonista delle nostre gite. Ci rimettiamo in moto per raggiungere la  pieve di San Pietro di Offiano la quale, ho saputo più avanti è stata ricostruita più volte in vari momenti della storia. Purtroppo abbiamo trovato chiusa anche questa.

Ultimissima tappa è stata Regnano dove, sapevamo, dovesse esserci un castello (non dimentichiamoci infatti che questa è la cosi detta zona dei "100 castelli"). In realtà ciò che ci siamo trovati davanti è un posto totalmente disabitato (ad eccezione fatta per alcuni fattori) e un rudere  (presumibilmente i resti del castello) coperto totalmente dalla vegetazione. Non molto invitante detto così ma il posto ce la sta mettendo tutta, nel suo piccolo, a riqualificarsi. Di ritorno alla macchina, in procinto di tornare a casa, veniamo infine salutati da un simpatico asinello che con degli atteggiamenti quasi canini, corre verso di noi ragliando con tutto il fiato che aveva in corpo. Sarà che adoro gli animali ma quasi pareva volesse un po' di attenzione e perché no, anche delle carezze!


Come sempre è stata una giornata stancante e persino un po' afosa, complice la primavera, le sue belle giornate e l'immancabile fiacca.
La sensazione che mi lasciano le visite a questo tipo di posti è quasi di aggressione alla loro sfera privata, tanto sono piccoli e isolati; ma i suoi abitanti, nonostante questo, ci hanno sempre accolto con un sorriso ed un "buonasera", una cordialità che il mondo urbano sembra aver dimenticato.

2 commenti

  1. E' vero, quando esplori questi paesini ti sembra quasi di essere un intruso...sono posticini sempre interessanti da visitare comunque ;)

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